sabato 6 dicembre 2008

Dio cavalca un cherubino. Le incredibili stravaganze della Bibbia.

Zorobabele
Dio cavalca un cherubino. Le incredibili stravaganze della Bibbia.
Baldini e Castaldi, Milano, 1994
Dall'introduzione:
Gli antichi ebrei vedevano continuamente Dio, persino mentre « cavalcava un cherubino » (Salmo 18,11) e raccontavano le sue imprese in modo grossolano e mortalmente noioso in un insieme di libri poi chiamati Bibbia. Sarà per questo che, dopo, Dio non è più apparso.
La Bibbia ha avuto comunque successo diventando il Testo Sacro dei cattolici, dei protestanti e degli ortodossi, oltre che degli ebrei. Ma la Chiesa cattolica (quella che, non a caso, si è diffusa di più) non ha mai incoraggiato i fedeli alla lettura diretta della Bibbia e nel Concilio di Tolosa, del 1229, l’ha addirittura proibita.
Il primo motivo di questo comportamento, apparentemente strano, è che solo la mediazione del clero garantisce alla Chiesa il ruolo che si è attribuita di interprete fra l’uomo e la divinità. Ancora oggi, la posizione ufficiale della Chiesa, espressa solennemente nel Concilio Vaticano II (Roma 1962-65), è questa: «Compete ai Sacri Presuli, depositari della dottrina apostolica, amministrare opportunamente i fedeli loro affidati al retto uso dei libri divini». Ovvero: l’uomo — anche l’uomo contemporaneo, noi — non può capire la Bibbia se non gli viene spiegata dal papa, dai concili, dai vescovi.
Il secondo buon motivo per cui la Chiesa cattolica scoraggia la lettura diretta e integrale della Bibbia è che il libro contiene tante e tali assurdità e violenze esplicitamente volute da Dio da disorientare e confondere anche il più pio dei fedeli.
(…)
Non staremo a chiederci come mai un Dio bizzarro abbia scelto una strada così complicata (Spirito Santo — popolo di pastori — morte del proprio figlio — interpretazione della Chiesa), per comunicarci il suo pensiero in un libro di oltre 2000 fittissime pagine in gran parte inutili. Farlo significherebbe cadere in pieno nella trappola tesa all’uopo dalla Chiesa, ovvero che la Bibbia può essere capita solo «con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta», il che equivale a dire che solo l’autore può valutare la propria opera, e il lettore stia zitto e buono.
Naturalmente nessun uomo che abbia rispetto della propria intelligenza ha mai accettato questo assurdo e c’è sempre stato chi ha contestato le «verità» della Bibbia, a costo di subire persecuzioni e punizioni mortali. A partire soprattutto dal Settecento — e poi con la storiografia, filologia, archeologia moderne — numerosissimi studi hanno abbondantemente dimostrato che l’Antico Testamento è in realtà il prodotto della superstizione e dell’ignoranza di uomini vissuti 2800-2200 anni fa che hanno accumulato leggende, paure e migliaia di errori scientifico-storici nonché altrettante contraddizioni. L’Antico Testamento è uno zibaldone di religiosità primitiva mischiata a favole indiane e persiane, imitazioni di usanze egiziane, cronache improbabili quanto ininteressanti delle vicende matrimoniali-guerresche di sperdute tribù palestinesi, poesie e saggezze tragicamente, comicamente umane.
(…)
La Chiesa cattolica dunque non ha dovuto faticare nello scoraggiare i fedeli dal leggere la Bibbia per intero — l’opera si sconsiglia da sé — e ha avuto buon gioco nel dispensare il suo testo sacro in pillole, suggerendo ai fedeli solo certi passaggi e spiegando il resto con la necessità dell’interpretazione di testi «letterari» e «allegorici». In realtà non si tratta di allegorie ma di testi scritti in tempi crudeli, con profonda ignoranza e fanatismo: leggerli senza chiose dà l’esatta misura di quanto siano grotteschi e ripugnanti molti episodi e concetti della Bibbia per giustificare i quali sono stati scritti milioni di chiose, migliaia di volumi.

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